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Rivista — 01.12.2019

Dal profilo alla carta, la figura dell’insegnante fa ancora discutere

Sono passati cinque anni da quando il Dipartimento mise in consultazione il documento “Profilo e compiti istituzionali dell’insegnante nella scuola ticinese”. Il risultato di quell’operazione fu un tale profluvio di critiche che, qualche mese più tardi, si decise di ritirarlo. Non era difficile immaginare che quel documento sarebbe stato affossato, visto che la figura del docente ticinese era disegnata attraverso un centinaio di caratteristiche delle quali molte avevano ben poco a che fare con l’insegnamento inteso come trasmissione del sapere. In molti ricorderanno quel maldestro tentativo di tracciare un identikit del docente fortemente condizionato dalla didattica, impegnato a stimolare, comprendere, coordinare, ma anche operatore sociale, visto che gli si chiedeva di occuparsi di, sostenere, relazionarsi, occuparsi di… In quel contesto non c’era spazio per la libertà d’insegnamento e l’autonomia didattica (peraltro sancite dalla Legge della scuola), anzi si affermava che l’insegnante dovesse “essere pronto a rimettere in discussione in modo anche profondo alcuni concetti, modelli e convinzioni di fondo, alla luce dei risultati della ricerca condotta nell’ambito delle scienze dell’educazione”. Nelle prese di posizione dei vari plenum non mancò nemmeno chi si chiese il motivo di quell’operazione. 

Il ritiro di quel documento fu, come detto, inevitabile, ma il dipartimento un paio di anni dopo, ha ripreso in mano la questione e, nell’ottobre del 2017, è stato varato un Gruppo di lavoro allargato (29 membri in rappresentanza di tutto il mondo della scuola) che aveva il compito di “definire e formulare una deontologia professionale dell’insegnante” e allestire una “carta di principi” fondamentali. Poco più di un anno dopo, e siamo a gennaio 2019, il dipartimento ha ricevuto il documento chiamato “Carta dell’insegnante” con un sottotitolo “Principi per la definizione di un profilo dell’insegnante”. Ci sono voluti undici mesi perché fosse attentamente esaminato, valutato e, infine, …bocciato. Questa volta è il dipartimento a individuare una serie di criticità. E adesso? Verrà messo in consultazione così com’è o verrà corretto? Difficile a dirsi. Certo che suona piuttosto strano che un testo su cui i membri del Gruppo di lavoro avevano trovato un accordo sia poi ritenuto non soddisfacente e poco fruibile dai vertici del Decs. Forse bisognerebbe chiarire, una volta per tutte, quale sia il vero scopo di questa operazione. Cui prodest un profilo del docente? 

Nunzia Conte Giacometti

Sommario

  • Editoriale
  • Il Forum replica
  • Scuola, si vota?
  • La gioventù dibatte
  • Si apre la Città dei mestieri
  • Stare bene a scuola
  • PISA, bene così!
  • VeCoF, si può dare di più
  • Le novità della formazione
  • Convegno Verifiche
  • Lo scoutismo

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