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Rivista — 01.12.2017

Sulla riforma scolastica cala l'ombra del referendum Udc

Sembrava fatta ma l’Udc ha deciso di lanciare un referendum e l’accordo trovato in Gran Consiglio per far partire la sperimentazione a doppio binario de “La scuola che verrà” rischia di essere vanificato. Lo scenario ora si fa fosco per la riforma per la quale da mesi nelle sedi scelte per la sperimentazione si sta lavorando per definire programmi e attività didattiche. Il 30 aprile scadrà il termine utile per la raccolta di firme e, se si sarà raggiunta quota settemila, si andrà al voto... in settembre. Il che equivale a bloccare la sperimentazione per un altro anno. Ma non è certo questo il problema maggiore. Il referendum è sostenuto da Udc, La Destra e Lega dei Ticinesi e l’esito della votazione non è per nulla scontato, anzi. Si confronteranno due visioni della scuola decisamente opposte, ma difficilmente si parlerà di scuola, ossia di come e cosa fare a scuola. Sarà una battaglia prettamente politica anche perché mancheranno solo sei mesi alle elezioni cantonali e non c’è chi non veda come il referendum sia una rampa di lancio di quell’appuntamento.

A questo bivio si giunge dopo un lungo lavoro in Commissione scolastica nella quale si era riusciti a far convergere sul rapporto di maggioranza anche il PLR e il PPD. Il sì alla sperimentazione de “La scuola che verrà” era praticamente scontato e, infatti, il Gran Consiglio il 12 marzo ha approvato il credito di quasi 7 milioni per farla partire in quattro sedi di scuola media e tre di elementari. L’appoggio alla riforma da parte di liberali e popolari democratici è stato ottenuto grazie a una doppia sperimentazione nell’ultimo biennio: una conforme al modello dipartimentale e una in cui gli allievi sono divisi per livello in quattro materie, ossia matematica, tedesco, italiano e scienze. Alle tre sedi già annunciate si è aggiunta Caslano per consentire la sperimentazione a due binari. La valutazione delle due vie alla fine dei tre anni. E su questo aspetto lo scontro è stato aspro. Il de- putato de La Destra Paolo Pamini illustrando il suo emendamento che chiedeva che al Gran Consiglio fosse presentato un piano che stabilisse precise regole per la conduzione e il monitoraggio della sperimentazione, aveva avvisato che una bocciatura avrebbe aumentato il rischio di successo di un eventuale referendum. Bocciato per un solo voto. E quel referendum solo vagheggiato, ora è realtà.

Nunzia Conte Giacometti

Sommario

  • Editoriale
  • Piano di studi
  • Scuola che verrà
  • Il futuro dell’italiano
  • Italiano nei Grigioni
  • La gioventù dibatte
  • Il Papio punta sulla qualità
  • Storie di frontalieri
  • “Borse di studio, basta tagli!”
  • “I docenti vanno sostenuti”
  • Insegnanti a rischio burnout

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