Rivista — 01.09.2019
Altro che confronti costruttivi, nella scuola ticinese si alzano sempre più muri
Nelle settimane scorse le immagini del muro di Berlino, caduto trent’anni fa, hanno invaso i media. Servizi televisivi, interviste, ricordi, testimonianze hanno riproposto un evento storico che ha cambiato la vita di milioni di persone. E non solo. Quel muro era, ed è ancora oggi il simbolo di ciò che ostacola il vivere civile, il rispetto degli altri, e il suo abbattimento indica una via che andrebbe sempre cercata, ossia quella del confronto anche o, meglio, soprattutto tra chi ha opinioni diverse. Di muri se ne erigono quando ci si trincera sulle proprie posizioni, perché le si considera migliori, ma anche quando si rifugge il dialogo, forse perché si teme di scoprire la debolezza del proprio pensare.
La scuola, per la sua vocazione educativa e formativa, è il luogo in cui si dovrebbe sempre dialogare, tra colleghi, tra studenti, tra docenti e allievi. E non dovrebbe anche esserci il dialogo più aperto e onesto tra docenti e dirigenti scolastici? Tra i piani alti e quelli dell’esercito di insegnanti che ogni giorno dialogano nelle scuole ticinesi? Domanda retorica, si dirà. Per chi scrive di certo, ma a guardare quanto è accaduto in questi ultimi anni, non sembra un interrogativo dalla risposta scontata. Sulla riforma “La scuola che verrà” il confronto è stato duro, difficile e a fatica si era riusciti a trovare un piano comune di intenti e di prospettive prima che il voto popolare scrivesse la parola fine su quel progetto. Di muri ne erano stati alzati tanti, da diverse parti.
E ora rieccoci. La nuova griglia oraria del Liceo riapre lo scontro e alza ancora dei muri. Da una parte i docenti, dall’altra i dirigenti. Ci si parla, si dialoga, ci si confronta? Neanche un po’. Tra i docenti c’è chi apprezza la proposta elaborata dal Gruppo di lavoro (formato da sei direttori e dal capo dell’Ufficio insegnamento medio superiore), magari non completamente ma in gran parte, ma c’è anche chi non la condivide, vede tanti aspetti negativi. Quasi tutti, però, hanno chiesto più tempo per riflettere sulle scelte proposte. È un fatto indicato dallo stesso Gruppo di lavoro. E allora davvero non era possibile rinviare di un anno, dando ai docenti e a se stessi il tempo di confrontarsi, di dialogare? Più facile costruire un alto muro con numerose feritoie da cui sparare a zero accusando il Forum delle associazioni magistrali e della scuola di non rappresentare i docenti e di dire molte bugie. Impossibile accettare una reazione così scomposta senza fare una grinza. Ci vuole una risposta. Pacata ma ferma. E intanto il muro è sempre lì...
Nunzia Conte Giacometti
Sommario
- Editoriale
- Botta e risposta tra Forum e Decs
- Gli studenti... sulla griglia
- Assemblea OCST
- Formazione al Papio
- Mostra per i 100 anni Ocst
- Ultime pagine del diario