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Rivista — 01.09.2017

Profilo del docente ticinese, dopo la prima bocciatura si ricomincia da zero

In molti lo ricorderanno come un incubo. Nel novembre del 2014 fu presentato il “profilo del docente”, documento elaborato dal DECS nel quale erano elencate le mansioni del perfetto insegnante ticinese. Erano molto dettagliate, molto preci- se. Molto. Troppo. Davvero troppo per una classe docente da tempo impegnata a far fronte a una serie di emergenze provocate dai profondi cambiamenti sociali e culturali intervenuti negli ultimi decenni. Trasformazioni che hanno imposto ai docenti di ogni ordine e grado di farsi carico di funzioni nuove, di impegni nuovi, e non solo, o non tanto, valutabili in termini di tempo, ma soprattutto di coinvolgimento personale e di attivazione di risorse e competenze ben diverse dalla specifica preparazione didattica che un insegnante possiede come bagaglio professionale.

In quel documento - elaborato da un gruppo di lavoro anonimo e nel quale non erano presenti i diretti interessati ...- era tratteggiato l’identikit del docente del Terzo Millennio. Quali erano le novità? Tante. Ma quello che colpì la categoria fu la visione di un insegnante sempre pronto a dubitare di sé, quando confrontato con una nuova impostazione didattica, sempre disposto a rincorrere il futuro, impegnato a gestire gruppi e situazioni, capace di portare tutti gli allievi al con- seguimento degli obiettivi minimi. E per chiarire le idee agli addetti ai lavori, in quel documento, erano sciorinati lunghi elenchi di compiti da svolgere.

La reazione fu secca e compatta: rispedire al mittente. E gli argomenti a sostegno del rifiuto furono così solidi e precisi che il DECS, a fine 2015, dovette fare marcia indietro. Si riconobbe che l’unico aspetto positivo di quell’operazione era “la volontà di affrontare il tema dell’identità professionale del docente (definire i compiti principali; distinguerli da quelli secondari; adottare un codice etico e deontologico; esplicitare in modo chiaro competenze, attitudini e compiti)”. E da questo si riparte.

Qualche settimana fa si è svolta la riunione costitutiva di un gruppo di lavoro incaricato di riscrivere quel profilo. Tutte le associazioni magistrali, i sindacati e i movimenti della scuola ticinese hanno un proprio rappresentante. Non sarà un compito facile anche perché si confronteranno diverse posizioni e sensibilità. Fondamentale sarà difendere una professione che, negli ultimi anni, ha dovuto rintuzzare parecchi attacchi e che ha visto progressivamente sbiadire quella dignità che derivava dallo svolgere una funzione essenziale per la costruzione della società. È una questione che va affrontata, anche alla luce dei recenti avvenimenti. L’esito della votazione sull’insegnamento della civica parla chiaro: la maggioranza dei votanti non si è fidata del giudizio dei docenti. Era un risultato atteso ma non per questo meno deludente.

Nunzia Conte Giacometti

Sommario

  • Il profilo del docente
  • Una riforma politica
  • Civica, passa la legge
  • Storia e civica
  • Mani tese ai migranti
  • Storia e didattica
  • Da Franscini a Bertoli

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