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Rivista — 01.04.2018

Fahrenheit 451, quando la tecnologia brucia i libri

Era il 1953 quando uscì Fahrenheit 451, il capolavoro di Ray Bradbury, un romanzo in cui si immagina una società del futuro che ha dichiarato guerra ai libri e a tutti coloro che leggono. Una società in cui gli esseri umani spendono il loro tempo guardando la televisione, che trasmette programmi di puro intrattenimento, privi di qualunque contenuto. I libri sono messi al bando, bruciati perché chi legge potrebbe mettersi a pensare e a formulare idee proprie, che si discostino dal pensiero comune, omologato. È una visione distopica che, come talora accade, è giudicata con superficialità e liquidata con la sicurezza di chi pensa che non potrà mai diventare realtà. E invece basterebbe uno sguardo al nostro mondo, alla nostra società, a 65 anni di distanza da quel 1953, per constatare come – magari in forme e con modalità molto più rassicuranti, e per questo all’apparenza meno pericolose – quella profezia si stia realizzando.

I giovani di oggi sono chiamati nativi digitali, smanettano a tutta velocità, passano ore a guardare uno schermo e attraverso di esso spesso vivono. Chiusi in un mondo virtuale, preferiscono seguire le vite di persone sparse sul pianeta piuttosto che confrontarsi con chi vive nella loro casa, nel loro palazzo, nella

loro scuola. Il dialogo langue, sostituito da un ascolto supino, passivo, sterile. Ma anche gli adulti hanno oramai modalità di azione, nella vita professionale e personale, profondamente influenzate dalle nuove tecnologie e dalle opportunità che essa offre. All’inizio tutto ciò appare come un’espansione della libertà e come l’offerta di straordinarie possibilità. È proprio così? I limiti e i pericoli di questo velocissimo sviluppo della tecnologia ci sono oramai chiari, ma pensiamo di potervi porre rimedio.

È forse per questa sicurezza che offriamo ai giovani sempre più strumenti tecnologici, anche nel mondo della scuola. È di poche settimane fa la notizia del progetto di dotare le scuole del cantone di tecnologia e reti informatiche al passo coi tempi, a sostegno dell’insegnamento. Costo dell’operazione: 47 milioni di franchi. Non dubitiamo che un adeguamento di questi strumenti debba essere fatto, ma il pensiero corre agli scaffali delle biblioteche scolastiche (tra l’altro, qual è la spesa annua per l’acquisto di libri?) e alle statistiche del numero di volumi presi in prestito dagli allievi; da queste emerge che in prima media c’è un gran- de interesse per la carta stampata, attrazione che poi inesorabilmente cala per diventare modestissima. E ci chiediamo se davvero sia necessario investire tanti milioni per questa operazione o se non sarebbe invece il caso di usarne una parte per fronteggiare l’invasione della tecnologia e rispondere alla dimenticanza del libro, uno strumento potente di produzione del pensiero, libero, e di democrazia.

Nunzia Conte Giacometti

Sommario

  • Fahrenheit 451
  • Intervista a E. Berger
  • l’iter della riforma
  • Il fronte del sì
  • Scuola e tecnologia
  • La “nuova “religione
  • I 92 anni del GdP
  • Asili della Capriasca

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