Pubblicità

Rivista — 01.04.2017

Varata la riforma, le critiche dei docenti hanno colpito nel segno

Partita nell’agosto del 2013 e passata attraverso le acque dapprima agitate e poi tempestose provocate dall’accoglienza riservata ai due rapporti pubblicati dal Decs, nel 2014 e nel 2016, “La scuola che verrà” è arrivata ad avvistare la terra, dopo aver scaricato in mare molte delle strutture ideate dal gruppo di lavoro che a quella che voleva essere una riforma epocale si è dedicato per anni. Quel che resta di quel progetto è detto nella pagine che seguono. Poco? Tanto? Il giudizio sarà espresso in base alle aspettative dei vari attori: docenti, famiglie, politici.

Certo è che le dure critiche provenienti soprattutto dagli addetti ai lavori – docenti in prima fila - agli aspetti più arditi di quella scuola che era stata costruita per il futuro, hanno colpito nel segno. Si deve dar atto al dipartimento di avere recepito le argomentazioni e le preoccupazioni di plenum, associazioni magistrali, sindacati e direttori e aver agito di conseguenza.

Si potrebbe infierire e affermare che sarebbe stato decisamente meglio se tale ascolto fosse avvenuto prima, se ci fosse stata un’ampia consultazione su ciò che non funziona nella scuola dell’obbligo ticinese, prima di mettere mano alla costruzione della scuola del futuro. Ma pensando alla mobilitazione dei docenti e alla loro reazione dopo la presentazione del secondo documento, si può trovare un aspetto positivo: la categoria non è disposta a cedere facilmente ed è capace di mettere in campo le sue migliori risorse, quando si tratta di battersi per le proprie idee. Ed è proprio per questo che oggi si può guardare avanti con maggiore fiducia, sgravati delle principali preoccupazioni causate da quel progetto.

Niente più griglia variabile, niente più insegnamento a pacchetto per alcune materie, niente più settimane progetto a ripetizione. Si ritorna a una visione della scuola apparentemente più tradizionale. L’impressione è data da quelle costanti alle quali più o meno tutti si è abituati e che danno forma e ritmo alla scuola. La sostanza, però, cambierà comunque. E i nodi non sono tutti sciolti. Il pilastro su cui poggia la riforma è la differenziazione e – in fase di sperimentazione – si dovranno verificare le possibilità di un’effettiva personalizzazione del percorso didattico. Facile a dirsi, ma tutta un’altra musica sarà mettere in pratica quel principio. In questo contesto irromperà anche il nuovo Piano di studio con il quale i docenti stanno familiarizzando da due anni a questa parte.

La scuola è oggi un vero e proprio cantiere e ai lavori progettati al suo interno si aggiungono questioni, come l’ora di civica, che nascono sotto la spinta della politica. È un fronte aperto nelle ultime settimane che vedrà la scuola ancora una volta al centro del dibattito. I docenti di storia (vedere articoli all’interno) si sono chiaramente schierati contro la legge e contro l’iniziativa, esprimendo le loro preoccupazioni per le ricadute che questa nuova materia avrà per gli allievi.

Anche in questo caso, servirà l’impegno di tutti per far comprendere alla società civile qual è la posta in gioco.

Nunzia Conte Giacometti

Sommario

  • Varata la riforma
  • Riforma corretta
  • L'intervista
  • Religione, nessun cambiamento
  • Civica, si vota
  • Codice etico a Lugano
  • Storia del Papio
  • Archivo FDT 21
  • Indagine James

Scaricare la rivista in formato PDF